di Mike Plato
Che messaggio si cela nella crocifissione? Quale principio di liberazione venne codificato nella storia del Cristo che si stacca dalla Croce per risorgere in pura Luce? E’ nel testo gnostico Pistis Sophia che troviamo le chiavi di questa scienza segreta, in grado di portare l’Uomo alla vittoria sulle forze dell’oscurità.
Qualche tempo fa il Maestro mi ha detto: “parlano dell’eterno ritorno, ma non sanno che molte anime non fanno più ritorno”. Questo insegnamento è criptico solo per coloro che non intuiscono la verità di questo mondo. Ma per quelli che iniziano ad aprire gli occhi, ciò suonerebbe come conferma delle loro intuizioni e chiarirebbe le parole di Gesù: “qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?” (Matteo 16:26). Qui il Maestro Gesù afferma testualmente che l’uomo può perdere la propria anima, la propria coscienza, poiché l’anima è passibile di estinzione e può essere divorata da Energie più grandi e per niente benevole. E come non bastasse, fa un velato accenno al famigerato “patto con gli Arconti” che alcune anime siglano donandosi ad Dominatori di questo sistema in cambio di favori terreni e promettendo fedeltà, soprattutto in termini di controllo sulle altre pecore umane. D’altronde, sempre Maestro Gesù afferma che “questo mondo è un divoratore di cadaveri. Tutto ciò che è divorato da esso è morto” (Vangelo di Filippo 93).
Il Logos che libera
Nelle iniziazioni egizie, il divoratore di cadaveri, ossia di anime morte perché non spirituali, era Apopi, il serpente che poi gli ermetisti associeranno alle Forze zodiacali-planetarie che governano la vita e la morte di questo sistema. A prescindere dal tema della caduta sophianica nel regno della materia, questo è, a parermio, il “core” dello splendido trattato che ha nome Pistis Sophia, uno dei pochi testi sacri
ad illustrare, spesso nei dettagli, il sistema di dominio astrale del Principe di questo mondo e dei suoi Arconti stellari-planetari, nonché le modalità ipostatiche (creative) delle anime che poi saranno spedite in questo mondo per nutrirli e lavorare come schiavi ignari. Eppure il Cristo-Melkisedeq (non Gesù) fin dalle origini scese per combatterli e per liberare un gran numero di anime dalle grinfie dei loro stessi creatori. I Vangeli, se letti ad un livello di interpretazione astrale, non descrivono la lotta fra Gesù e i Farisei, ma tra il Cristo e gli Arconti. Ciò dovrebbe essere fatto anche per le vicende di Mosè, che rappresenta il Logos che libera gli ebrei (figli della luce, popolo eletto, anime meritevoli) dalla schiavitù d’Egitto (questo mondo) prima chiedendo al Faraone (Principe di questo mondo) di liberare il suo popolo e, dopo scontato rifiuto, inviando piaghe e dolori per far intendere al Principe che non ci sarà nulla da fare contro la potenza e la luce del Cristo. Perché sono certo di questo? Il motivo è semplice. Tutto nella Bibbia rimanda alla Fine del Tempo e peraltro le parole dell’Angelo di YHWH (Melkisedeq) a Mosè sono inequivocabili: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido di dolore a causa dei suoi guardiani (gli Arconti n.d.a.); conosco le sue sofferenze” (Esodo 3:7). Il popolo ebreo carnale non era affatto a quell’epoca il popolo eletto di YHWH. Essi veneravano la pletora degli dèi egiziani, come poi sarà dimostrato dalla venerazione del vitello d’oro nei pressi del Sinai. C’era un’altra linea di sangue in Egitto che venerava il Dio più alto e che era da esso protetta: gli Hiksos, la fatata razza di origine caucasica che portò il monoteismo in Egitto fin dai tempi dello Zep Tepi, ove erano conosciuti come i mitici Shemsu-Hor (fedeli del Principe delle Luci). Risulta ovvio che gli ebrei dell’Esodo sono il simbolo di un popolo animico e non carnale. E se qualcuno afferma che YHWH era già il Dio di Abramo, ebbene il patriarca non era affatto ebreo ma veniva da Ur dei Caldei. Come non era ebreo Mosè, membro regale di stirpe Hiksos.
Un’autorità più alta
Nelle vicende immediatamente precedenti la crocifissione, che è da intendersi nel senso più profondo che il mito di Osiride suggerisce, ossia di imprigionamento del Cristo-Sophia nella materia corporale – tanto la bara in cui Osiride viene rinchiuso e sigillato da Seth, quanto il legno della croce a cui il Cristo viene inchiodato rappresentano la tunica che strozza e ottunde l’anima descritta dal Pimandro del Corpo Ermetico – è detto: “Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Rispose Gesù: «Tu (Pilato n.d.a.) non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande» (Giovanni 19:11)… Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?» (Matteo 26:67-68)”. Nel primo caso, Pilato dice a Gesù di avere lui il potere di crocifiggerlo, ma Gesù, parlando con le parole del Cristo cosmico, fa intendere che il potere di crocifiggerlo gli è stato conferito da un’autorità ben più alta di cui lo stesso Pilato è inconsapevole.
Un’autorità più alta
Nelle vicende immediatamente precedenti la crocifissione, che è da intendersi nel senso più profondo che il mito di Osiride suggerisce, ossia di imprigionamento del Cristo-Sophia nella materia corporale – tanto la bara in cui Osiride viene rinchiuso e sigillato da Seth, quanto il legno della croce a cui il Cristo viene inchiodato rappresentano la tunica che strozza e ottunde l’anima descritta dal Pimandro del Corpo Ermetico – è detto: “Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Rispose Gesù: «Tu (Pilato n.d.a.) non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande» (Giovanni 19:11)… Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?» (Matteo 26:67-68)”. Nel primo caso, Pilato dice a Gesù di avere lui il potere di crocifiggerlo, ma Gesù, parlando con le parole del Cristo cosmico, fa intendere che il potere di crocifiggerlo gli è stato conferito da un’autorità ben più alta di cui lo stesso Pilato è inconsapevole.
Questa autorità non è terrena. Non lo è perché nè da una parte Cesare gli ha conferito l’ordine di sterminarlo, visto che è lui il delegato romano nell’area medio-orientale, né dall’altra il Sinedrio può dare ordini a Pilato. Quindi, se non sono il Sinedrio e Cesare quell’ “alto” di cui parla Gesù, è ovvio che il Maestro alluda ad un’altra autorità ritenuta da lui colpevole di aver deciso la sua morte. Quest’autorità dell’alto sono le Potenze dei cieli che saranno sconvolte alla fine del tempo di cui in Luca 21:26: la gerarchia della Sinistra, il famigerato Thli, la Sitra Hara dei cabalisti, l’Egregora di cui parla Matteo 25:41: “poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli”. Come nelle vicende mosaiche, anche qui il Sommo Sacerdote e tutto il sinedrio rappresentano gli Arconti che immolano il Cristo alla materia corporale fin dalle origini. E il Cristo si fa immolare in modo tale da seguire la razza adamica e salvarla in un progetto a lungo termine. La verità del Cristo immolato fin dalle origini, e non semplicemente 2000 anni fa, è descritta in Apocalisse 13:8, versetto il cui periodo è stato maliziosamente costruito in modo erroneo e ingannevole. La versione di
La storia del manoscritto
Quello che è considerato il Vangelo della resurrezione del Cristo, uno dei testi spirituali più potenti a nostra disposizione, era in origine chiamato “Codice di Askew”. Il Museo Britannico lo acquistò dagli eredi del Dott. Askew poco dopo il 1785. Scritto in dialetto dell’Alto Egitto, è in forma di libro e non di rotolo. Pare che sia stato scritto nel II secolo d.c., probabilmente dal maestro gnostico Valentino secondo il grande esperto di Gnosi G.R.S. Mead. Ma nell’opera (Pistis 42:3) Gesù pare affidare la stesura del trattato e la registrazione dei discorsi del regno della luce a Filippo, Tommaso e Matteo. Non appartiene al corpus dei trattati gnostici di Nag Hammadi trovati nel 1945. Il trattato si apre con l’informazione importante secondo cui Gesù, dopo i fatti del Golgota, trascorse ben 11 anni con i suoi discepoli, onde istruirli sui misteri più nascosti del Regno della Luce eterna, quella che i cabalisti chiamano “ayn soph aur” (luce senza fine). Prima della resurrezione in vita, il Maestro aveva solo accennato a certi misteri. Per lo più, aveva parlato con parabole alla gente (quelli di fuori), e aveva iniziato ad istruire quelli di dentro sui misteri sia della natura di questo “universo” che soprattutto del regno eterno. Se quindi i Vangeli sinottici sono essoterici, i vangeli apocrifi sono esoterici, perché intrisi di una “sapienza che non è di questo universo né degli Arconti di questo universo” (1 Corinzi 2:6), sapienza che è meglio conosciuta come Tradizione Primordiale e Tradizione orale dell’Ordine di Melkisedeq, quest’ultimo spina nel fianco di Beliar (Principe di questo Universo) secondo i rotoli esseni. I Vangeli che testimoniano di questa tradizione nascosta sono quelli di Tommaso, Filippo, il Vangelo della Verità e la Pistis Sophia, il più completo e articolato libro del lotto. Gesù è ivi descritto essere inondato di una forza luminosa, una luce talmente potente da accecare i discepoli, una luce che aveva un’estensione incommensurabile. I cabalisti direbbero
La storia del manoscritto
Quello che è considerato il Vangelo della resurrezione del Cristo, uno dei testi spirituali più potenti a nostra disposizione, era in origine chiamato “Codice di Askew”. Il Museo Britannico lo acquistò dagli eredi del Dott. Askew poco dopo il 1785. Scritto in dialetto dell’Alto Egitto, è in forma di libro e non di rotolo. Pare che sia stato scritto nel II secolo d.c., probabilmente dal maestro gnostico Valentino secondo il grande esperto di Gnosi G.R.S. Mead. Ma nell’opera (Pistis 42:3) Gesù pare affidare la stesura del trattato e la registrazione dei discorsi del regno della luce a Filippo, Tommaso e Matteo. Non appartiene al corpus dei trattati gnostici di Nag Hammadi trovati nel 1945. Il trattato si apre con l’informazione importante secondo cui Gesù, dopo i fatti del Golgota, trascorse ben 11 anni con i suoi discepoli, onde istruirli sui misteri più nascosti del Regno della Luce eterna, quella che i cabalisti chiamano “ayn soph aur” (luce senza fine). Prima della resurrezione in vita, il Maestro aveva solo accennato a certi misteri. Per lo più, aveva parlato con parabole alla gente (quelli di fuori), e aveva iniziato ad istruire quelli di dentro sui misteri sia della natura di questo “universo” che soprattutto del regno eterno. Se quindi i Vangeli sinottici sono essoterici, i vangeli apocrifi sono esoterici, perché intrisi di una “sapienza che non è di questo universo né degli Arconti di questo universo” (1 Corinzi 2:6), sapienza che è meglio conosciuta come Tradizione Primordiale e Tradizione orale dell’Ordine di Melkisedeq, quest’ultimo spina nel fianco di Beliar (Principe di questo Universo) secondo i rotoli esseni. I Vangeli che testimoniano di questa tradizione nascosta sono quelli di Tommaso, Filippo, il Vangelo della Verità e la Pistis Sophia, il più completo e articolato libro del lotto. Gesù è ivi descritto essere inondato di una forza luminosa, una luce talmente potente da accecare i discepoli, una luce che aveva un’estensione incommensurabile. I cabalisti direbbero
opportunamente che questa irradiazione proveniva dal Merkabà, il corpo di luce, il vettore sephirotico multidimensionale che consente facilmente di by-passare il controllo dei Guardiani di quest’ottava e di non incarnarsi più se non per propria volontà. Gesù, ormai pienamente cristificato e perfezionato, afferma di essere andato “nei luoghi da cui ero venuto” e che quella luce irradia da un abito che, come affermavano i Catari, era stato deposto nel cielo prima della cd. “immolazione nella carne”. Credo che quanto di più prezioso ci sia nel trattato gnostico Pistis Sophia sia legato alle rivelazioni sulle modalità di dominio degli Arconti in questo mondo. Ed è per questo che la Chiesa Romana non può avallare la veridicità e il valore di un trattato del genere, né tantomento stimolarne i fedeli alla lettura. L’embargo di questo sistema deve procedere, a tutti i costi.
I Creatori delle Anime
A detta di Gesù, i suoi veri discepoli, attraverso cui il Melkisedeq si manifesterà, saranno i salvatori del mondo e giudicheranno il mondo e gli Arconti, come espresso anche da Paolo in 1 Corinzi 6:2, il quale parla dell’imminente rivelazione dei Figli di Dio ai Figli di questo mondo e agli Arconti che hanno sottomesso il mondo alla caducità e alla morte, poiché incapaci di produrre vita vera ed eterna (Romani 8:19). Tuttavia, il Cristo mette in guardia i suoi amici di “tutte le persecuzioni che gli Arconti dell’alto faranno venire su di voi” (Pistis I,7,4) . Ritengo eccezionale questa testimonianza poiché avalla quanto da me intuito sulle parole di Gesù a Pilato “tu non avresti alcun potere se…”, e conferma che figli di Dio quali Giovanna D’Arco (rea di ascoltare la voce di Dio), Giordano Bruno (reo di aver parlato della Tradizione e aver condannato gli angeli perniciosi nel trattato “Degli eroici Furori”) e altri furono spazzati via dai nemici del Cristo, onde impedire che il Cristo attraverso di loro creasse sconquassi indesiderati nel loro sistema-mondo. Il Cristo, in ogni modo, rincuora i suoi dicendo che la loro forza e la loro anima non vengono dagli Arconti ma da lui stesso. In tal senso, i continui riferimenti di Gesù ai “figli di questo mondo” o ai “figli del diavolo”, in frasi come “i figli di questo mondo prendono moglie e marito (Luca 20:34)…i figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce (Luca 16:8)…Voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo (Giovanni 8:23)…voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro (Giovanni 8:44)”, ben si raccordano con quanto rivelato dalla Pistis Sophia sull’origine di molte anime che camminano in questo mondo. Peraltro, anche il Libro di Sapienza 2:24 afferma che “la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono (Sapienza 2:24)”, ossia le anime create dagli Arconti. E qui non si parla di semplice morte fisica, ma della temutissima seconda morte, ossia l’estinzione della coscienza, cui si accenna in Apocalisse: “colui che trionferà (sulla materia e sugli Arconti n.d.a.) non sarà colpito dalla seconda morte (2:11)… Beati e santi coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni (20:6)”. La seconda morte è l’epilogo naturale di un’anima cieca alle cose dello spirito e ai giochi più grandi che si svolgono nel cosmo, continuamente predata in talenti ed energia in modi assolutamente insospettabili. Gli arconti del destino hanno una presa ferrea sulle anime da loro create.
Vi immettono caratteri, sigilli, modalità di vibrazione e persino l’ora fatale, quella a cui sfuggì Gesù e a cui Gesù si riferì dicendo “viene il Principe di questo mondo ma non ha alcun potere su di me” (Giovanni 14:30), ivi indicando che giungeva all’ora fatale immessa dagli Arconti nella sua anima inferiore e che il potere di morte non avrebbe trionfato su di lui. Piuttosto, è il Cristo a trionfare su di loro a tal punto che egli, come il buon Prometeo della Tradizione, ruba all’intera egregora arcontica un terzo della sua forza (Pistis 20,2). Egli dice che se non lo avesse fatto “una grande quantità di anime sarebbe stata annientata” (Pistis 23,1) e dice anche che “ho portato agli uomini tutti i misteri della luce per purificarli…se non lo avessi fatto, dell’intero genere umano non si sarebbe salvata anima alcuna” (Pistis 100,7), paventando un potenziale genocidio cosmico di cui gli Arconti sarebbero stati i responsabili, col beneplacido delle anime dormienti.
Insomma, il genocidio degli ebrei del secolo scorso da parte del Thli Nazista sembra essere un aspetto terreno di ben altro genocidio praticato dal Thli arcontico nei confronti degli ebrei, simbolo delle anime che non ricevono i misteri salvifici. Tutto ciò conferma il sospetto che l’opera del Cristo attraverso Gesù non sia stata solo una classica missione avatarica di insegnamento e di diffusione di una nuova legge religiosa, ma un’opera cosmica di purificazione degli eteri, in assenza della quale forse oggi il mondo non esisterebbe più. Forse, la sottrazione di un terzo dell’energia agli Arconti potrebbe consistere in un pentimento da parte di alcuni Angeli ribelli e nel suo passaggio alla Destra luminosa. Il centurione imperiale che Gesù esalta – descritto come un capo gerarchia al cui servizio vi sono molti servi – potrebbe facilmente essere il simbolo degli Arconti pentiti di cui la Pistis parla sovente, di quegli Arconti che si piegano al Cristo vero re ed esclamano: “veramente questo uomo è Figlio di Dio” (Marco 15:39).
La foggia delle anime
La Pistis Sophia afferma che gli Arconti manipolerebbero una sostanza astrale e ne farebbero anime che poi immetterebbero nei corpi, anch’essi loro ipostasi, come suggerito dal mito di Seth che fabbrica per Osiride-Adam una cassa di legno dove intrappolare il temuto e invidiato fratello. Ovvio che nel momento in cui l’anima entra nel feto (lo spirito-ruach o soffio vitale entra all’atto del primo re-spiro), inizia a comportarsi esattamente nel modo desiderato dagli Arconti creatori. Anzi, per rafforzare il controllo su di essa, gli Arconti vi immettono uno spirito di opposizione o contraffazione, il vero Satana interiore, ricolmo di ogni brama e concupiscenza animale (Pistis Sophia 111,6). Nella Bibbia e tra i cabalisti “Nepesh” è il termine usato per indicare l’anima animale. La Ruach sta in mezzo ed è il luogo della miscela di spirito e materia. Essa dovrebbe tendere verso la “Neshama” (anima superiore, la Sapienza) ma lo spirito di opposizione opera ogni sforzo possibile, sfruttando soprattutto la paura e il desiderio, per trascinare giù la Ruach, spingerla a bramare le cose del mondo e impedirle di accedere ai misteri superiori e salvifici che la condurrebbero al di là delle sozzure arcontiche: “è ostile all’anima e le fa compiere quanto a lei non piace”. La paura crea devastazioni nell’anima. Ci rende automaticamente vittime, attira letteralmente l’esperienza che temiamo, poiché siamo creatori e intanto nutre queste entità. Una strategia sottile ordita dagli Arconti attraverso tutti i poteri di questo mondo è eccitare lo spirito di opposizione attraverso le proibizioni, poiché l’uomo, come insegnato da Paolo, è incline a fare esperienze di trasgressione (Romani (4:15). Se la Chiesa Romana afferma che il sesso per il piacere è impuro, non fa altro che stimolare le anime a trasgredire il precetto. La storia della proibizione ad Adam di mangiare del frutto proibito è un severo monito in tale ottica. Paolo stesso conosceva la verità dello spirito di opposizione, e lo conferma quando accenna allo “spirito che opera negli uomini ribelli” (Efesini 2,2). Quindi, se la Pistis e la Gnosi in generale hanno ragione, il problema è serio e l’aiuto del Cristo da solo potrebbe non bastare se l’anima non attua uno sforzo per combattere il nemico annidato dentro di lui, un nemico che agisce nel sangue (la vera nepesh), e di qui a partire dal codice genetico da dove si dipartono tutti gli impulsi psichici. E’ nel DNA che si combatte la guerra per la salvezza dell’anima, come suggerisce velatamente Genesi ove l’Eden, scritto in ebraico è esattamente ADN (come l’Adan o Adamo indiviso), l’impianto cromosomico. Per questo dico che se l’uomo non riesce a ridestare quella parte di ADN inerte considerato dalla scienza “junk” (spazzatura), è impossibile fronteggiare e trionfare sullo spirito di opposizione. Il segreto giace nello sforzo dell’anima di nutrire il Cristo ferito, ridestarlo e poi farsi aiutare a sua volta. Ciò implica un sacrificio e quel sacrificio di redenzione è sempre e comunque al modo di Melkisedeq.
Gerusalemme recita testualmente: “l’adorarono (la bestia n.d.a.) tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato”. Costruita così, la frase cela una verità profonda. Mi sono preso la briga di verificare la versione greca, ed il periodo è costruito in ben altro modo: “venerarono la bestia tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro di vita (en to biblio tes zoés) dell’Agnello immolato (tou arniou tou esfagmenou) fin dalla fondazione di questo universo (apò katabolés kosmou)”. E’ ovvio che il Maestro Gesù accusi di omicidio gli Arconti (Princeps eius mundi) non solo riguardo a lui come uomo, ma anche e soprattutto riguardo al Cristo cosmico che si manifestò in lui, e fin dalla fondazione, il che è confermato da un’altra criptica frase: “il Diavolo è stato omicida fin da principio” (Giovanni 8:44). Ci si renda conto di come sia facile per i Dominatori di questo mondo nascondere la verità del Cristo-Sophia cosmico immolato da loro alla materia “fin dalla fondazione di questo universo”, e non semplicemente 2000 anni fa. Basta un semplice artificio operato sui sacri testi, e un’informazione importante è spazzata via. Chi scrive l’ha scoperto solo per intuizione, per fortuna e per conoscenza del greco antico, ma è difficile che la gente comune si prenda la briga di verificare la costruzione del periodo della versione greca del Nuovo Testamento. Come sempre, Essi vivono e noi dormiamo e come insegnato da Filippo: “Gli Arconti vollero ingannare l’uomo perché essi videro che egli aveva la stessa origine degli Spiriti buoni…Essi fecero questo per fare dell’uomo il loro schiavo, per sempre”.Insomma, il genocidio degli ebrei del secolo scorso da parte del Thli Nazista sembra essere un aspetto terreno di ben altro genocidio praticato dal Thli arcontico nei confronti degli ebrei, simbolo delle anime che non ricevono i misteri salvifici. Tutto ciò conferma il sospetto che l’opera del Cristo attraverso Gesù non sia stata solo una classica missione avatarica di insegnamento e di diffusione di una nuova legge religiosa, ma un’opera cosmica di purificazione degli eteri, in assenza della quale forse oggi il mondo non esisterebbe più. Forse, la sottrazione di un terzo dell’energia agli Arconti potrebbe consistere in un pentimento da parte di alcuni Angeli ribelli e nel suo passaggio alla Destra luminosa. Il centurione imperiale che Gesù esalta – descritto come un capo gerarchia al cui servizio vi sono molti servi – potrebbe facilmente essere il simbolo degli Arconti pentiti di cui la Pistis parla sovente, di quegli Arconti che si piegano al Cristo vero re ed esclamano: “veramente questo uomo è Figlio di Dio” (Marco 15:39).
La foggia delle anime
La Pistis Sophia afferma che gli Arconti manipolerebbero una sostanza astrale e ne farebbero anime che poi immetterebbero nei corpi, anch’essi loro ipostasi, come suggerito dal mito di Seth che fabbrica per Osiride-Adam una cassa di legno dove intrappolare il temuto e invidiato fratello. Ovvio che nel momento in cui l’anima entra nel feto (lo spirito-ruach o soffio vitale entra all’atto del primo re-spiro), inizia a comportarsi esattamente nel modo desiderato dagli Arconti creatori. Anzi, per rafforzare il controllo su di essa, gli Arconti vi immettono uno spirito di opposizione o contraffazione, il vero Satana interiore, ricolmo di ogni brama e concupiscenza animale (Pistis Sophia 111,6). Nella Bibbia e tra i cabalisti “Nepesh” è il termine usato per indicare l’anima animale. La Ruach sta in mezzo ed è il luogo della miscela di spirito e materia. Essa dovrebbe tendere verso la “Neshama” (anima superiore, la Sapienza) ma lo spirito di opposizione opera ogni sforzo possibile, sfruttando soprattutto la paura e il desiderio, per trascinare giù la Ruach, spingerla a bramare le cose del mondo e impedirle di accedere ai misteri superiori e salvifici che la condurrebbero al di là delle sozzure arcontiche: “è ostile all’anima e le fa compiere quanto a lei non piace”. La paura crea devastazioni nell’anima. Ci rende automaticamente vittime, attira letteralmente l’esperienza che temiamo, poiché siamo creatori e intanto nutre queste entità. Una strategia sottile ordita dagli Arconti attraverso tutti i poteri di questo mondo è eccitare lo spirito di opposizione attraverso le proibizioni, poiché l’uomo, come insegnato da Paolo, è incline a fare esperienze di trasgressione (Romani (4:15). Se la Chiesa Romana afferma che il sesso per il piacere è impuro, non fa altro che stimolare le anime a trasgredire il precetto. La storia della proibizione ad Adam di mangiare del frutto proibito è un severo monito in tale ottica. Paolo stesso conosceva la verità dello spirito di opposizione, e lo conferma quando accenna allo “spirito che opera negli uomini ribelli” (Efesini 2,2). Quindi, se la Pistis e la Gnosi in generale hanno ragione, il problema è serio e l’aiuto del Cristo da solo potrebbe non bastare se l’anima non attua uno sforzo per combattere il nemico annidato dentro di lui, un nemico che agisce nel sangue (la vera nepesh), e di qui a partire dal codice genetico da dove si dipartono tutti gli impulsi psichici. E’ nel DNA che si combatte la guerra per la salvezza dell’anima, come suggerisce velatamente Genesi ove l’Eden, scritto in ebraico è esattamente ADN (come l’Adan o Adamo indiviso), l’impianto cromosomico. Per questo dico che se l’uomo non riesce a ridestare quella parte di ADN inerte considerato dalla scienza “junk” (spazzatura), è impossibile fronteggiare e trionfare sullo spirito di opposizione. Il segreto giace nello sforzo dell’anima di nutrire il Cristo ferito, ridestarlo e poi farsi aiutare a sua volta. Ciò implica un sacrificio e quel sacrificio di redenzione è sempre e comunque al modo di Melkisedeq.
Fonte:
http://mikeplato.myblog.it/2009/02/25/la-pistis-sophia-e-la-guerra-santa/
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