domenica 12 giugno 2016

DECIFRATI I TESTI SUL MECCANISMO DI ANTIKYTHERA

Un team internazionale di scienziati ha presentato l’analisi completa delle iscrizioni trovate sul famoso meccanismo di Anticitera, un piccolo oggetto considerato il primo computer meccanico al mondo. Nel corso di un evento tenutosi ad Atene lo scorso giovedì, sono stati esposti i risultati frutto di oltre 10 anni di lavoro.



Il loro studio riafferma molto di quanto sapevamo già, ma fornisce anche nuovi interessanti dettagli.
Per oltre un secolo dalla sua scoperta in un relitto, l’esatto funzionamento del meccanismo era stato un bel rompicapo. Da alcune parole decifrate sui contorti, corrosi frammenti di lamine e ingranaggi di bronzo, gli esperti avevano intuito che era uno strumento astronomico. Ma molto altro rimaneva nascosto alla vista. Ora finalmente i ricercatori sono riusciti a leggere i circa 3.500 caratteri di testo sopravvissuti sul meccanismo.


«Ora abbiamo dei testi che possiamo leggere esattamente in greco antico. Quello che avevamo prima era come ascoltare una radio piena di interferenze», dice il membro del team Alexander Jones, professore di storia della scienza antica all’Università di New York. «Sono un sacco di dettagli utili perché conosciamo molto poco dell’astronomia greca di quel periodo e essenzialmente niente della loro tecnologia, eccetto quello che vediamo qui», dice. «Perciò questi piccolissimi testi valgono molto per noi».

Prevedere le eclissi

Il meccanismo era un calendario solare e lunare: mostrava le fasi lunari, la posizione del Sole e della Luna nello zodiaco, la posizione dei pianeti, e prevedeva le eclissi. Nessun strumento del genere venne costruito per i successivi 1.000 anni.

«Non era uno strumento di ricerca, qualcosa che un astronomo userebbe per fare dei calcoli, né un astrologo lo userebbe per fare previsioni. Era qualcosa che useremmo per insegnare il cosmo e il nostro posto nel cosmo», dice Jones. «È come un manuale di astronomia per come lo intendevano all’epoca, che collegava i movimenti del cielo e dei pianeti con le vite degli antichi Greci e il loro ambiente. Lo vedrei più come un dispositivo istruttivo per i filosofi».

Le lettere – alcune alte solo 1,2 millimetri – erano incise sulle lamine dal lato interno. Delle sezioni visibili del meccanismo erano racchiuse nel legno e operavano con una manovella.

Non era esattamente un manuale, era più una lunga didascalia – come quelle nei musei che descrivono un’opera, dice un altro componente del team, Mike Edmunds, professore emerito di astrofisica presso l’Università di Cardiff. «Non ti dice come usarlo, dice ‘quello che vedi è così e così’, invece che ‘gira questa manopola e ti mostra qualcosa’», dice.

I ricercatori specificano che lo scopo primario del dispositivo era astronomico, ma una funzione astrologica non era forse da escludere. Il meccanismo riusciva inoltre a calcolare eventi sportivi quali i giochi olimpici e i giochi istmici.


Trovato in un relitto

I frammenti del meccanismo furono portati alla luce nel 1901 da un relitto di metà I secolo a.C. All’inizio non sembrò che un reperto marginale rispetto agli altri spettacolari ritrovamenti, quali statue di marmo e di bronzo, cristalleria di lusso e ceramiche.

Ma l’oggetto attrasse presto l’attenzione degli scienziati, e fu studiato da diversi team nei decenni successivi. Mentre furono avanzate ipotesi sul funzionamento degli ingranaggi e sull’uso della macchina, è stato a lungo impossibile leggere più di alcune centinaia di caratteri sul meccanismo, pieno di strati come un complesso orologio. Circa 12 anni fa, il team di Jones e Edmunds ha cominciato a usare i raggi X e immagini ad altà qualità per analizzare gli 82 frammenti superstiti.

«L’indagine originale doveva capire il funzionamento del meccanismo, ed è stato un successo», dice Edmunds. «Quello che non avevamo compreso era che le tecniche moderne che stavamo usando ci avrebbero permesso di leggere i testi, sull’interno e sull’esterno del meccanismo, molto meglio rispetto al passato».

È stato un processo minuzioso: i ricercatori hanno dovuto guardare dozzine di scansioni per leggere ognuna delle minuscole lettere.



Non un gioco

Edmunds ha detto che lo stile del testo – formale e dettagliato – implica che era molto di più che un giocattolo di un ricco collezionista. Venne probabilmente costruito in Grecia tra il 200 e il 70 a.C., sebbene non si sappia con certezza chi l’abbia prodotto.

I ricercatori hanno letto praticamente tutto il testo sui frammenti sopravvissuti. La loro più grande speranza è che gli archeologi che stanno attualmente rivisitando il relitto scopriranno dei pezzi ignorati cent’anni fa, o persino un altro meccanismo simile.

La nave commerciale era un gigante del mondo antico. Misurava almeno 40 metri di lunghezza, e si ruppe in due prima di affondare, adagiandosi su un ripido pendio sott’acqua a circa 50 metri di profondità.

La maggior parte delle iscrizioni, e almeno 20 meccanismi che lavoravano per mostrare i pianeti, sono ancora là. Dice un altro membro del team, Yanis Bitsakis: «Forse, a un certo punto, la nostra interpretazione potrebbe essere arricchita da altre parti del meccanismo recuperate nel mare».



Fonte:
https://ilfattostorico.com

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