domenica 15 maggio 2016

EDWARD TELLER.. FISICO GENIALE O CONTROVERSO SCIENZIATO?


  “Lei è il famoso Edward Teller?”, chiese qualche anno fa un’infermiera ad un vecchio signore ricoverato in ospedale e di cui voleva accertare la lucidità. “No, sono l’infame Edward Teller”, rispose prontamente lui.


Edward Teller

Il nove di settembre dell’anno 2003 è morto uno dei più grandi e controversi fisici del nostro tempo; Edward Teller.

"Dovevamo sdraiarci a terra con la schiena al ground zero. Ma io disobbedii. Indossai degli occhiali neri sotto altri da saldatore e un paio di spessi guanti, per proteggermi ulteriormente la vista mi spalmai il volto di una potente crema antisolare contro le bruciature.

Intravidi un enorme anello luminoso, sollevai il guanto da un occhio e fu come se un sole cocente illuminasse una stanza buia".

Così racconta Teller in un suo libro, la prima esplosione nucleare avvenuto nel deserto del Nuovo Messico nell’anno 1945. (Il tipico fungo di un esplosione atomica)

E’ stato un grande personaggio della scienza del '900, uno dei personaggi principali di quella fisica, come ebbe a dire Oppenheimer, che avevano conosciuto il peccato. In altre parole aveva fabbricato la bomba atomica. Ciò che lo ha reso famoso, e perché no anche degno di rispetto, è stato il suo non pentirsi di quel che aveva fatto. Al contrario, aveva proposto e ottenuto l’attuazione della cosiddetta superbomba all'idrogeno e aveva difeso le scelte dei “falchi” più accaniti nell'amministrazione del governo americano.


Al suo fianco si schiereranno altri due grandi fisici Alvarez e Von Neumann insigniti del Nobel, che lui non ebbe mai.

Qualcuno lo definì il personaggio cattivo delle favole. Una volta denunciò il suo capo e direttore del progetto Manhattan, Robert Oppenheimer, non solo ma testimoniò contro di lui in un processo da caccia alle streghe.

Si racconta che il giorno, che propose al presidente Kennedy di scavare un secondo canale di Panama con le atomiche, e dopo che questi gli ebbe bocciato la proposta lo mandasse a quel paese con convinzione e senza ripensamenti. Comunque la sua rivincita la ebbe con Reagan: gli presentò un programma incredibile per attuare uno scudo spaziale di missili antimissili. Uno sforzo paurosamente costoso, che si è protratto negli anni e secondo alcuni analisti e studiosi, ha dato comunque alla fine i suoi frutti(caduta del comunismo….ecc).

La sua vita ha oscillato da un lato, nel mistero più denso, dall’altro invece, lo ha visto come perenne e accanito difensore del potere costituito ma in particolare del suo paese gli Stati Uniti d’America. Nacque a Budapest, Ungheria, nell’anno 1908, ma si recò in Germania a completare i suoi studi, dove ebbe un dottorato in Fisica presso l'università di Lipsia sotto la guida del sommo Werner Heisenberg nel 1930.

Come dicevo, la sua è una figura tra le più discusse dell'era nucleare, ha avuto un ruolo fondamentale nell’ideazione e sperimentazione della bomba atomica e della bomba all'idrogeno, ma nello stesso tempo con grande accanimento si applicò nell’opera di discredito e ridimensionamento di Robert Oppenheimer, che aveva diretto nel corso della seconda guerra mondiale il laboratorio sito sui monti del Nuovo Messico dove fu fabbricata la bomba.

In seguito, nondimeno, mise in discussione l’eticità di concepire un'arma ancora più potente di quella.

Dal punto di vista scientifico fu un ottimo fisico teorico, nonché componente anziano della Hoover Institution di Stanford e direttore illustre del laboratorio militare Livermore. Fu un tenace e convinto propugnatore delle Guerre stellari in seno all’amministrazione Reagan.

Negli ultimi anni ha esposto l'idea di alterare l'atmosfera terrestre per bloccare l'effetto serra.

La storia ci dice che Teller e il suo collaboratore nonché rivale Richard L. Garwin, diventato in seguito convinto pacifista e anti-nuclearista, furono gli artefici di una delle più terrificanti creazioni di ogni tempo, una ordigno esplosivo che impiegava il potere di fusione del sole. Teller si era battuto per giungere a quest’obiettivo fin dall'inizio degli anni ‘40, molto prima che la bomba atomica fosse costruita.

Il principio base della sua bomba era quello di ricavare l’immane temperatura generata dall'esplosione di una bomba atomica per attivare il combustibile all'idrogeno, fonderne gli atomi e sprigionare immense quantità d’energia nucleare. Nei laboratori di Los Alamos, tuttavia, nessuno conosceva il metodo per ottenere tutto ciò.

Il concetto, noto come implosione da irradiazione, era quella di costruire un grande involucro cilindrico che conteneva la bomba atomica ad un estremo e il combustibile all'idrogeno all'estremo opposto. L’ondata di calore della deflagrazione doveva colpire il rivestimento rendendolo arroventato e pervadendo la parte interna con una pressione adeguata a schiacciare e ad attivare l’idrogeno.


Non esisteva nessuna prova se tutto ciò avrebbe realmente funzionato. Le ricerche comunque, conobbero grossi ritardi e non solo per le contese tra Teller e Ulam, ma soprattutto, per i continui dibattiti, fra i fisici e i tecnici del laboratorio, sulla moralità della costruzione di un simile ordigno, dalle caratteristiche così distruttive.
Il primo esperimento della bomba all'idrogeno, nel 1952, annientò l'isola di Elugelab, nell' Oceano Pacifico.
Negli stessi giorni, Teller raggiunge una grande notorietà specie tra i conservatori, ma venne calunniato e deriso dai liberali come modello ispiratore del dottor Stranamore, lo scienziato pazzoide del film di Stanley Kubrick del 1964, ossessionato dalla distruzione di massa. 

Teller, ad ogni modo, ha ottenuto molteplici riconoscimenti, fra le quali l'Albert Einstein Award e l'Enrico Fermi Award, l'Harvey Prize from the Technion-Israel Institute, e il National Medal of Science.
Negli ultimi anni della sua vita si è dedicato ad un altro argomento che lo aveva da sempre interessato; le meteoriti e il rischio che l’umanità corre dall’impatto di questi con il nostro pianeta.
E’ morto a 94 anni e nonostante avesse subito un grave infarto, ha continuato fino all’ultimo ad insegnare e a far conoscere le sue idee in giro per il mondo, concorrendo con la sua vitalità aggressiva alla controversia sul nucleare.





Intervista a RICHARD GARWIN
Professor Garwin, come si ritrovò a costruire la bomba?
Ero un collega di Fermi all’università di Chicago, lavoravo con l’idrogeno liquido e durante l’estate del ‘50 dovevo trovare un’occupazione per i 3 mesi in cui l’università non mi pagava, Fermi disse che avrei potuto trovare interessante lavorare al laboratorio di Los Alamos. Nel ’49, l’Unione Sovietica aveva fatto esplodere la sua prima atomica. L’opinione pubblica non si aspettava che i russi l’avrebbero avuta solo quattro anni dopo quella di Hiroshima e così, quelli che come Teller sostenevano la necessità di una bomba all’idrogeno, la “Super”, ebbero un argomento a loro favore. Le armi nucleari erano sotto la responsabilità della Commissione per l’Energia Atomica, che aveva un comitato di consulenza: il General Advisory Committee (GAC), guidato da Oppenheimer, che aveva diretto la costruzione della prima atomica alleata, e di cui facevano parte Fermi e I.I. Rabi, ma non Teller. Il GAC si pronunciò contro la costruzione della bomba H e Rabi e Fermi la sconsigliarono non solo per i problemi tecnici, ma anche perché la consideravano “intrinsecamente maligna”, in quanto di distruttività potenzialmente illimitata. Il presidente degli Stati Uniti Truman, però, decise di procedere con la Super e a quel punto Fermi decise di aiutare a costruirla, perché questa era la politica della nostra nazione e sentiva di dover fare la propria parte. Ma posso immaginare che dentro di sé sperava non fosse fattibile. E’a Los Alamos che fu costruita e lì arrivai nell’estate del ‘50.
Sapeva cosa l’aspettava?
No, Fermi non mi anticipò nulla, perché tutto era coperto da segreto e occorreva una clearance, cioè un’autorizzazione per accedere a materiale e ricerche segretate. Una volta arrivato, cominciai ad avere informazioni. Dividevo lo studio con Fermi, che con il matematico Ulam faceva i conti, li consegnava alla signora Miriam Caldwell, che era il “computer”, ovvero usava un calcolatore da scrivania per macinare calcoli durante la notte, con risultati veramente scoraggianti: nessuno sapeva come costruire quella bomba. Tornai l’estate del ‘51, Ulam aveva individuato una strada promettente e Teller mi chiese di mettere a punto un esperimento per verificarne il funzionamento. Sostanzialmente feci da architetto, mettendo insieme cose già note e, dopo due settimane, andai da Teller con il progetto della prima bomba all’idrogeno.
Accennava al fatto che l’atomica russa catalizzò la costruzione della prima bomba H americana. Ci lavorò per ragioni politiche?
Assolutamente no, sono apolitico, né allora potevo avere alcuna influenza politica: avevo 22 anni! Mi interessava la fisica e a quel punto me la cavavo bene con le questioni in ballo nella costruzione della bomba H, tutte questioni fisiche intriganti. E non provavo repulsione nel lavorarci, perché sentivo che la politica era a Washington. Io ero un tecnico. Ritenevo che, come fisici, dovevamo informare i politici se la bomba fosse fattibile e quale potesse essere il suo impatto, poi, se a Washington decidevano di costruirla, era nostro compito farlo.
E lei non aveva paura della sua distruttività?
Sapevo che era potentissima e che anziché, uccidere 200.000 persone, come aveva fatto l’atomica, ne poteva uccidere 20 milioni, se lanciata su una città sufficientemente grande, ma allora non c’erano città così grandi. Comunque, l’idea era che sarebbe stata costruita, ma non usata.
Quindi la pensò come un deterrente?
Sì, ma, come ho già detto, allora ero preso dalle questioni tecniche.
Parlò con Fermi della scelta di lavorarci?
No, era un fisico straordinario ed una persona amabile e modesta, ma io ero un giovane fisico e lui era un top dog. Come leader_a Los Alamos era chiamato il Papa_ e membro del GAC, Fermi aveva accesso ad informazioni che io non ero autorizzato a conoscere, perché le faccende di politica delle armi nucleari venivano tenute separate da quelle tecniche.
Che esperienza ha avuto con Teller?
Era molto creativo, energico, volubile e, come il matematico von Neumann, un anticomunista di ferro, ma di questo non abbiamo mai parlato, probabilmente per il mio disinteresse verso la politica. Era politicamente motivato e guidato da un imperativo tecnologico: tutto ciò che si poteva creare con l’aiuto della scienza e della tecnologia, andava creato senza preoccuparsi delle conseguenze, un punto di vista questo che ha mantenuto per tutta la vita. Usò il proprio intelletto e la propria energia sul fronte politico, facendo pressioni a Washington per ottenere quello che riteneva giusto e se qualcuno si metteva sulla sua strada, come Oppenheimer fece, beh, allora peggio per lui.
Si riferisce al famoso processo del ‘54 in cui Teller testimoniò contro Oppenheimer?
Sì, fu una brutta storia. Teller non fu onesto: disse di non aver preso alcuna iniziativa contro Oppenheimer, mentre le informazioni emerse dimostrano il contrario. Non gli era andata giù l’opposizione di Oppenheimer alla Super e credo non gli andasse giù la sua grossa influenza politica. Così lavorò con Lewis Strauss, capo della Commissione per l’Energia Atomica, per scavalcare Oppenheimer. Parlò con l’FBI e gente di quel tipo e riferì loro dei sospetti che nutriva sui familiari e su alcuni amici di Oppenheimer, che erano membri del Partito Comunista. La macchina burocratica si mise in moto e si arrivò al processo. Ma credo che la cosa gli sfuggì di mano, non penso che Teller volesse arrivare a portare Oppenheimer in tribunale o a fargli togliere la clearance. Comunque, Oppenheimer fu così arrogante! Si sentiva intoccabile.
Che atmosfera c’era a Los Alamos?
Non era imbevuta di politica, c’era piuttosto un grosso coinvolgimento nella fisica, cioè negli aspetti tecnici delle armi nucleari. C’erano intelletti così affascinanti e diversi tra loro! Anche questa diversità era affascinante. Ad esempio, Fermi era intelligentissimo e sicuro, ma non veloce. Un giorno, mentre risolveva un problema alla lavagna, passò von Neumann, dette uno sguardo e tirò fuori immediatamente la soluzione. Fermi mi disse: “quello mi fa sentire uno che non sa niente di matematica”.
In questo colloquio, ha ribadito più volte la sua estraneità alla politica, negli anni in cui lavorò alla bomba. Ma nel corso del tempo ha acquisito interesse per essa, visto che, in tema di sicurezza nazionale, è stato consigliere scientifico di moltissime amministrazioni da Kennedy a Clinton. Oggi lei è considerato un insider dei circoli di Washington.
Cominciai ad interessarmi alla politica delle armi nucleari nel ‘53, oltre a passare l’estate a Los Alamos, fui coinvolto in progetti in cui non seguivo il singolo problema tecnico, bensì i sistemi e le strategie difensive. Facevamo riunioni in cui analizzavamo i dati che le agenzie di Washington ci portavano sulle possibili conseguenze degli attacchi nucleari e vedevo le cose “dall’alto”: venivano fuori cifre e scenari. Capii cosa potesse significare un enorme numero di bombe, ciascuna un migliaio di volte più potente di quella di Hiroshima. Mentre lavoravo alla Super, non mi rendevo conto né che saremmo arrivati ad averne così tante né che la bomba H stessa avrebbe incoraggiato la proliferazione nucleare, perché è molto meno costosa di quella atomica e più sicura da maneggiare. Inoltre, nel ’54 Fermi mi disse, in punto di morte, che avrebbe voluto essere stato più attento al problema degli armamenti; anche questo mi spinse verso un ruolo più pubblico. Ho iniziato a lavorare per il controllo delle armi nel ’53 e da allora non ho più smesso.
Concludendo, oggi nel mondo ci sono 30.000 bombe H, lei ha dichiarato che, se avesse una bacchetta magica, farebbe sparire la sua creatura…
Non mi sono mai pentito di averci lavorato: con o senza me l’avrebbero costruita. Ma se potessi, la farei sparire.

Gli altri progetti: Dallo scudo stellare allo scudo inquinamento allo scudo solare di Edward Teller


1983 Lo scudo stellare

Quando Reagan incontrò Edward Teller(padre della bomba atomica) per la prima volta, nel settembre del 1982, ebbe l’impressione di aver trovato la soluzione definitiva al problema della difesa anti-missile. Lanciò la Sdi. «Io mi rivolgo alla comunità scientifica nel nostro Paese, perché le stesse persone che ci hanno dato la bomba atomica ora volgano i loro talenti alla causa dell’umanità e della pace nel mondo, per darci gli strumenti che possano rendere le armi nucleari impotenti e obsolete». Il 23 marzo di 30 anni fa, nel 1983, il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, con questo annuncio-shock lanciò la sua più grande sfida militare all’Unione Sovietica”
Ma lo scudo spaziale che gli americani volevano costruire per difendersi da attacchi missilistici non funzionava: il tentativo di intercettare in cielo una (falsa) testata nucleare con un missile che avrebbe dovuto disintegrare il pericolo atomico oltre l’atmosfera non ha avuto successo.E siamo nel 2000.

Al seminario annuale sulle emergenze planetarie al centro Majorana di Erice, Eduard Teller ha lanciato l’ idea di creare uno scudo spaziale per la difesa ambientale della terra

 Al Centro Majorana di Erice, dove si è aperto l'annuale seminario sulle "emergenze planetarie" (91) è sempre il vecchio Teller, 84 anni, a tenere banco. Ora il suo chido fisso è la realizzazione di uno "scudo spaziale" per la difesa della Terra. Una difesa globale, sia contro attacchi di dittatori sia di catastrofi ecologiche.
Il fisico Antonino Zichichi, presidente del Centro Majorana, ricorda che proprio 10 anni fa Teller anticipo’ a Erice un’ iniziativa di cui si sarebbe tanto discusso durante l’ era Reagan: il progetto Sdi (Strategic defense initiative), passato alla storia come le “guerre stellari”. Era un sistema difensivo composto da satelliti in orbita e missili a terra che si proponeva di soffocare, con colpi di raggi-laser e missili anti-missile, gli attacchi nucleari sovietici. Teller e i suoi allievi a Los Alamos cominciarono a lavorarci ottenendo risultati importanti. Ma la crisi dell’ Urss e del comunismo sembravano aver decretato la fine del progetto, costoso e complicato.

“Ma l’ Sdi non e’ cancellata, ci assicura Teller mentre sorseggia un caffe’ inondato di zucchero durante un intervallo della conferenza . Ha solo cambiato nome. Ora si chiama “Protezione globale contro attacchi limitati”. Abbiamo il dovere di difenderci contro personaggi come Saddam Hussein e avventurieri che detengono le capacita’ di costruire armi nucleari o chimiche, batteriologiche e convenzionali. Il pericolo principale non e’ piu’ rappresentato dall’ ex Urss, ammette Teller, che prima di venire in Italia ha visitato per la prima volta la Russia . ma dal fatto che ben 19 Stati hanno capacita’ missilistiche e alcuni di essi potrebbero avere la tentazione di usarle”.
La nuova versione dello scudo spaziale tanto caro a Teller avrà una valenza più ampia di quella militare. Potrà essere usato come sistema di monitoraggio, aperto alla collaborazione internazionale, per prevenire e limitare i danni da uragani, eruzioni vulcaniche, terremoti, episodi di inquinamento. “Eltsin, riferisce Teller, ha gia’ dimostrato interesse per una cooperazione con gli USA”. Il seminario di Erice riparte, dunque, dallo scudo stellare riveduto e corretto, ma non e’ questo l’ unico argomento. Si parla del riciclaggio degli armamenti nucleari da smantellare; di come migliorare la sicurezza nelle centrali nucleari a fissione; delle nuove ricerche nel campo della fusione controllata; di riparazione dei danni provocati all’ atmosfera terrestre; di nuovi prodotti alimentari per i Paesi poveri; e di Aids. “In questi settori e’ attivo, con programmi di intervento e di ricerca il “laboratorio mondiale per la pace”, sottolinea il suo fondatore Zichichi, che contrappone la vacuità degli impegni ambientali denunciati a Rio alla concretezza del lavoro che stanno svolgendo gli scienziati del Club di Erice. 

5 ANNI DOPO – LO SCUDO ANTISOLE (SRM)  Corriere Scienza. Uno sconcertante progetto del celebre scienziato Edward Teller per affrontare i problemi dell’effetto serra 

Il giorno in cui Edward Teller illustrò l’operazione “scie chimiche”

 

  Uno sconcertante progetto del celebre scienziato Edward Teller per affrontare i problemi dell’effetto serra Sparare in cielo uno scudo antiradiazione ERICE L’ingegneria planetaria, cioe’ la possibilita’, da parte dell’uomo, di modificare a proprio vantaggio i grandi sistemi geologici e geofisici della Terra, e’ una delle chimere della fantascienza. Al Seminario sulle “Emergenze Planetarie”, che si e’ svolto presso il Centro Ettore Majorana di Erice, questa chimera e’ diventata un progetto scientifico: “I cambiamenti climatici, provocati dall’uomo o da cause naturali, possono essere scongiurati da meccanismi artificiali di regolazione della radiazione solare”. Quali? C’e’ l’imbarazzo della scelta: prodotti chimici, metalli e cristalli, da immettere in stratosfera o in orbita terrestre, sotto forma di minute particelle. A sottoscrivere queste singolari affermazioni e’ Edward Teller, uno scienziato di indiscussa genialita’, anche se si e’ spesso attirato severe critiche per la sua adesione a programmi di ricerca scientifica e tecnologica finalizzati alla produzione di nuove armi.
Membro del Manhattan Project che porto’ alla realizzazione della prima bomba atomica durante la Seconda guerra mondiale, padre della bomba H sperimentata negli anni ’50, piu’ recentemente fra i maggiori supporter dello scudo stellare, Teller doveva intervenire personalmente al seminario di Erice, come fa puntualmente da diversi anni, per presentare il suo grandioso progetto di ingegneria planetaria dal titolo esplicito: “Effetto serra e glaciazioni. Prospettive per un meccanismo di regolazione dei cambiamenti globali su basi fisiche”. Gli acciacchi della sua tarda eta’ (compira’ 90 anni a gennaio prossimo) glielo hanno impedito: al suo posto ha parlato il suo allievo Lowell Wood, che e’ il secondo firmatario del progetto. Secondo Teller e Wood i tempi sono maturi per sperimentare una serie di “scatterers”, ossia di dispositivi per la diffusione della radiazione solare, che possono essere impiegati per modulare, a piacimento, le temperature medie globali.
 

“Da più parti viene suggerito che per prevenire il surriscaldamento globale, dovuto alle emissioni di gas serra nell’atmosfera da parte dell’uomo, si debba ricorrere a riduzioni dei consumi energetici concordate su basi internazionali. Tali limitazioni comportano un impatto economico stimato in 100 miliardi di dollari all’anno. Ebbene noi, a costi inferiori alla centesima parte di questa cifra, suggeriamo l’impiego di scatterers che rimandino indietro nello spazio circa l’uno per cento della radiazione solare che oggi arriva sulla Terra: tanto quanto basterebbe per scongiurare il surriscaldamento globale. D’altra parte quando, come ci si aspetta, arrivera’ una delle cicliche ere glaciali, un analogo tipo di scatterers potrebbe essere impiegato per impedire l’uscita di quel tre per cento della radiazione termica terrestre necessario per mantenere le nostre temperature medie ottimali e evitare che il nostro pianeta precipiti nel gelo delle glaciazioni”.
Gli scatterers di cui Teller e Wood propongono la rapida sperimentazione sono di diversi tipi e dovrebbero essere collocati in diversi luoghi dentro o fuori il pianeta, al fine di verificarne la funzionalità e l’impatto ambientale. Eccoli in ordine crescente di efficienza nella diffusione della radiazione solare.
1) Spray di ossidi di zolfo (SO2 o SO3) da disperdere in stratosfera emulando un’emissione simile a quella prodotta dal vulcano filippino Pinatubo;
2) particelle di alluminio allo stato cristallino (Al2O3) da immettere in stratosfera attraverso i getti di missili;
3) minuscole pagliette di metalli a elevata conducibilità da distribuire o in stratosfera oppure in orbita terrestre;
4) palloncini volanti ricoperti di un sottile film metallico, del tutto simili a quelli usati per gioco dai bambini, da liberare dal suolo fino alla stratosfera;
5) particelle submicroscopiche di perfluoroidrocarburi con capacita’ di diffondere la radiazione solare per risonanza, da collocare in stratosfera.
Assicurano Teller e Wood, che nel caso della collocazione stratosferica, sarebbe possibile variare la quantita’ degli scatterers anche in funzione della latitudine, in modo da creare una serie di bande parallele all’equatore e arrivare cosi’ a una “regolazione fine” della radiazione solare a seconda delle esigenze. Quanto alla massa totale del materiale necessario per ottenere gli effetti desiderati, essa varia dai milioni di tonnellate (caso degli scatterers meno efficienti) alle migliaia di tonnellate (scatterers piu’ efficienti). Cio’ che ha piu’ colpito la platea di Erice non e’ tanto l’eccesso di innovazione e di stravaganza del progetto (gli scienziati americani ci hanno abituato a delle fascinose fughe in avanti), quanto la totale mancanza di sensibilità ambientale che lo contraddistingue. Risolvere l’effetto serra nei termini proposti da Teller significa rimuovere del tutto la questione degli sprechi e dell’inefficienza energetica, a danno totale del pianeta che si afferma di voler salvare.


Fonte:
https://stefaniamaurizi.it/
http://www.laboratoriodeimisteri.it
http://www.nogeoingegneria.com
 

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