domenica 29 maggio 2016

SPAGIRIA: L'ANTICA TRADIZIONE DELLA GUARIGIONE.

SPAGIRIA E OMEOPATIA

Come diceva Goethe:
“La conoscenza della Natura deve rappresentare un punto di incontro, un ritmo tra l’estremo empirico e quello astratto. Tale  punto  di  incontro  si  realizza  in  un  nuovo sistema di conoscenza, chiamato “intuizione” o percezione del “fenomeno originario”. In essa il fatto percepito perde la sua particolarità empirica per rivelare l’idea, la legge profonda della natura, idea e legge che in un altro modo non potrebbe mai essere colta al di fuori dell’ambito sensibile. Questo è possibile perché l’Uomo fa parte della Natura ed è  Natura  lui  stesso  e  quindi  non  si  può avere una contrapposizione tra soggetto ed oggetto nel conoscere, poiché lo stesso spirito si esprime nell’Uomo e nella Natura. L’Uomo conoscendo il mondo conosce  se  stesso  e  nel  soggetto  vi  è tutto ciò che è nell’oggetto.” 




La  Spagiria  come  l’Omeopatia,  usa  la  pianta intera senza escludere nulla, lavorandola con mezzi e tecniche appropriate. Nel caso della sapagiria la si lavora con le mani, servendosi di utensili che provengono da metalli puri, come il rame, il bronzo e il vetro, per i vari processi lavorativi.
La differenza tra Spagiria ed Omeopatia sta nel fatto che la seconda salta alcuni passaggi di elaborazione che risultano alla fi ne i più importanti, anche se richiedono tempi di preparazione molto più lunghi
(più di 3/4 mesi)
Per una questione economica, quindi, l’Omeopatia ha deciso di  fare  a meno  di  alcuni  dei passaggi per ottenere  maggiori  quantitativi  di  prodotto  da  vendere  sul  mercato  farmaceutico.
L'ANTICA TRADIZIONE DA NON DIMENTICARE

Il termine “spagiria” fu coniato per la prima volta dall’Alchimista Paracelso, il quale tentò di restituire i vecchi sistemi di cura occidentali mediante un metodo nuovo ma che nel contempo rispettasse i precetti dell’antica tradizione occidentale.
Se sfogliamo una qualsiasi rivista di medicina alternativa o libri in tema, notiamo come si affermi nella maggior parte dei casi che la nostra medicina deve tutto alla tradizione orientale, in particolare all’Ayurveda e alla medicina cinese.
Questi sistemi vengono considerati i più validi sostituti della medicina moderna. L’Occidente però ha in sé sistemi equivalenti e forse anche migliori, più confacenti alla nostra mentalità, più adatti, che ci provengono dalla nostra ricca tradizione contadina, presso cui si sono rifugiate le conoscenze dell’antica civiltà celtica.

Con la stratificazione di un susseguirsi di culture arcaiche, la medicina occidentale è giunta fino a noi sotto forme che la maggior parte di noi ritiene “volgari”, profane, perché provenienti dalla memoria dei nostri nonni e dei nonni dei nostri nonni.
Il concetto che gli antichi avevano del mondo vegetale, però, è ben lontano da questi concetti consumistici; riconoscevano alle erbe una funzione esclusivamente terapeutica.
Ma come riusciamo noi oggi a venire a conoscenza di questa nostra antica tradizione medica? A quali testi dobbiamo rivolgerci?
Abbiamo tutto ciò che ci serve sotto gli occhi, alla luce del sole, celato sotto le sembianze di mille simboli, sparsi nei vari musei del mondo, inciso su numerose stele antiche, nelle leggende contadine, tra le righe di libri per pochi eletti, ma soprattutto in uno dei libri più importanti, base di ogni conoscenza antica, che è la Mitologia.
La mitologia è una fonte inesauribile di notizie che contiene nella sua anima gli elementi basilari della conoscenza antica. Non è una favola ma rappresenta la vera scienza per gli adulti.
Non basterà leggere la mitologia con gli occhi di sempre, ma dovremo servirci dell’analogia, che è un’identità nascosta, che porta a raggruppare cose analoghe tra di loro sotto forma di un medesimo ente sovrasensibile, una realtà invisibile.

Dal processo di analisi che spezza, frantuma e parcellizza, si passa ad un processo di sintesi che tende verso un ente intangibile, che non può essere definito con termini concreti, perché definire significa determinare cioè mettere dei limiti alla comprensione di idee determinate.
La pianta è definibile perché è una idea finita, mentre le cose infinite sono astrazioni di virtù e qualità che non si prestano a definizioni perché hanno una natura indefinita.
Al giorno d'oggi siamo abituati ad assumere prevalentemente farmaci che più o meno conosciamo, appartenenti alla medicina che va per la maggiore, definita “allopatica”.
Il farmaco, prodotto di sintesi, proviene da un processo eseguito soltanto su alcune delle molecole della pianta, “estratte” chimicamente in laboratorio, senza prendere in considerazione tutta la pianta.
I nostri vecchi e i nostri avi, si sono sempre curati sin dalla notte dei tempi con le erbe assunte sotto forma di decotti, tisane e impasti.


La tisana è conosciuta ormai da tutti,  si ottiene utilizzando di preferenza la pianta fresca, appena raccolta (ma anche quella secca va bene, per chi non ha tempo di cercarsela, a patto che provenga dalle nostre terre), immergendola in acqua bollente: si aspetta 15, si filtra e la si beve con un po’ di miele, (meglio se monofiore, di preferenza acacia, rosmarino, tiglio e timo) o zucchero, possibilmente grezzo.
Esistono, però, altri metodi di utilizzo e lavorazione della pianta.

IL PRODOTTO SPAGIRICO

II termine Spagiria deriva dal greco “spao” e “agheuro” che significa letteralmente separare e ricongiungere.
Il processo di ottenimento dei rimedi spagirici è basato sull'opera del medico svizzero Paracelso (1493-1541), ritenuto l’iniziatore della Spagiria.

Oggi, comunque, con l’ampliamento delle conoscenze sulle fonti tradizionali  siamo in grado di affermare che la Spagiria, come l’Alchimia, ha avuto i suoi natali nell’antico Egitto.
Questa è poi approdata nella Magna Grecia, intorno al 500 a.C., dando luogo alla Scola Italica, preesistente a Pitagora medesimo.
Può essere considerata come un ponte fra l’omeopatia classica e la fitoterapia moderna e si distingue da queste per alcune peculiarità ben distinte.

L'omeopatia, è una terapia mirabilmente precisa e selettiva, può definire un vero aspetto della applicazione della legge della simpatia della magia naturale.
Assumendo un rimedio spagirico-omeopatico subisco l'azione di un campo elettromagnetico di frequenze.
Nel rimedio omeopatico si rinuncia completamente, al piano fisico e quindi  va a portare un'informazione nell'inconscio della persona. La persona non ha nessun mezzo sensibile per risalire a quale è l'agente curante. Che sia Licopodium che sia Lachesis non lo si può sapere che dall'etichetta. Il corpo di sensazione non lo sa. Perché l'unica cosa che può percepire attraverso i sensi è il glucosio o il liquido. E' quello che non cura, perché pensiamo che sia invece la frequenza, l'informazione omeopatica a curare e quella non si può percepire sensibilmente.
Invece in spagiria una informazione passa anche attraverso la coscienza, l'odore, il sapore, il colore, oltre che l'informazione.
Attraverso tutte quelle qualità che investendo il campo della sensibilità permetto alla parte conscia dell'individuo di recepire l'informazione tal quale la parte inconscia.
In questo modo il rimedio spagirico ha un'azione che è totale e contemporanea su tutti i piani. Cioè il rimedio agisce contemporaneamente su tutti i piani: dal piano di aggregazione materiale (il sale per l'alchimlista, il principio di corporizzazione) fino a lavorare sul piano mercuriale, quindi "sull'anima sensibile", "mentale" e sul piano "causale".

La produzione della tintura spagirica (così viene chiamato il prodotto ottenuto) è basata su tre tappe essenziali: la fermentazione, la distillazione e l’incenerimento.
In questo modo possono venir estratti gli oli essenziali (sostanze aromatiche), le sostanze minerali e gli oligoelementi propri di ciascuna pianta.
Il vantaggio di queste essenze spagiriche risiede dunque nel fatto che contengono non solo delle sostanze organiche, ma anche delle materie inorganiche (sali minerali, oligoelementi).
Solitamente le tinture contengono poco alcool (10%-20%) e se il dosaggio prescritto è rispettato, non sono tossiche; sono inoffensive e senza effetti secondari conosciuti.
Tramite le differenti tappe di produzione, viene utilizzata tutta la forza della pianta.

LE PIANTE

Per la produzione delle essenze spagiriche si utilizzano preferibilmente piante fresche raccolte in zone incontaminate o a basso inquinamento, come possono essere le nostre montagne.
Solitamente un buon spagirista sottomette le piante ad un severo controllo di qualità prima di utilizzarle per la produzione.
Questo controllo comporta, fra l’altro, unanalisi delle impurità, come la presenza di erbicidi, pesticidi e di metalli pesanti.



LA FERMENTAZIONE

 Le piante sono sottomesse ad una fermentazione in acqua e ciò rappresenta la prima tappa della produzione di un’essenza spagirica.
A seconda del tipo di pianta, questo processo può durare parecchi giorni o addirittura settimane.
Durante il processo di fermentazione, vengono liberati gli oli essenziali vengono liberati e si sviluppano delle sostanze aromatiche caratteristiche per ogni pianta.
Durante la fermentazione sono i cambiamenti strutturali del materiale vegetale ha genere la formazione di nuove sostanze.
La fermentazione è seguita dalla distillazione.

LA DISTILLAZIONE


La massa vegetale è sottomessa ad una distillazione a vapore d’acqua, ovvero una forma di distillazione dolce.
LO scopo è di recuperare le sostanze aromatiche e l’etanolo estratto dalle piante durante la fermentazione.
Dopo aver raggiunto la quantità di distillato prescritto questa tappa di produzione è terminata.
Il distillato presenta un aroma molto gradevole che è rinforzato dal processo di fermentazione precedente.



L’INCENERIMENTO


La tappa seguente è l’incenerimento del residuo di distillazione.
Lo scopo dell’incenerimento (calcinazione, secondo il termine alchemico) è di estrarre dalla massa vegetale i sali minerali e gli oligoelementi propri alle piante.
Questi sono poi rimessi in soluzione nel distillato e l’eccesso viene filtrato.
Notiamo che questo processo di combustione elimina ogni traccia di sostanze organiche potenzialmente tossiche (alcaloidi).


COME UTILIZZARE UNA TINTURA SPAGIRICA
Le tinture spagiriche si utilizzano non solo sotto forma liquida di essenze, individuali o in miscela, ma anche sotto forma di unguenti (oleoliti).
Vanno assunte in gocce con poca acqua, alla mattina e a digiuno.
Le gocce possono variare da 2 a 5 a seconda del trattamento. Nel caso acuto se ne utilizzano anche 7.

OLEOLITI SPAGIRICI
Per quanto riguarda gli oleoliti, il procedimento risulta essere più semplice da attuare rispetto alle tinture, e chiunque di noi può cimentarsi a casa propria, avendo però la cura di utilizzare pentole in ghisa più resistenti alle alte temperature.
Dapprima si lascia asciugare la pianta al sole, fino a quando tutta l’acqua è evaporata.
Come secondo procedimento si invasa la pianta assieme all’olio di ricino (acquistabile in una qualsiasi farmacia) e la si lascia in infusione per circa 40 giorni.
Alla fine si filtra il composto e si passa alla calcinazione, ovvero l’incenerimento, della pianta possibilmente in un forno a combustione naturale: il prodotto che si ottiene assume un colore biancastro e si riduce in polvere.
Tale polvere va rimescolata assieme all’olio filtrato.
L’oleolito è così pronto.

PREPARAZIONE E SPIEGAZIONE
La raccolta, la preparazione e la manipolazione delle piante dovrà avvenire in tempi precisi e con modalità rigidamente in sintonia con i ritmi della Natura, vale a dire scegliendo il giorno ed anche l’ora più propizi per la raccolta.
Un buon libro di Erbe Officinali, ci indicherà, poi, il periodo di crescita di ogni singola pianta, in modo tale da poter scegliere con cura quella che più si addice alle nostre esigenze.
Altro fattore da tenere in considerazione e che i nostri Avi ben conoscevano, erano le “similitudini” con le divinità (Forze di Natura) che si associavano alle erbe.
Come alcuni ben sanno, presso i Celti esistevano numerose divinità, ed anche per ogni singola creatura ve ne era una preposta ad hoc, che ne donava caratteristiche uniche e inequivocabili.
Per la preparazione spagirica dobbiamo tenere conto di alcuni fattori.
Ogni pianta è composta di tre parti fondamentali, ottenibili per separazione naturale:
L’Acido, positivo.
La Base, negativa.
Il Sale, neutro, risultante dall’unione dei primi due.
In via generale, per macerazione, distillazione ed infine calcinazione, si ottengono i tre elementi separati che, alla fine, riuniti assieme, danno luogo alla cosiddetta Quinta Essenza, che risulta essere un elemento infinitamente potenziato rispetto alla pianta di partenza, in quanto contiene in sé l’elemento energetico che alimenta, sostiene e dirige la parte fisica della pianta.

La pianta è complementare all’uomo:
RADICI preposte al CERVELLO
TRONCO E FOGLIE preposte alla ZONA TORACICA
FIORE preposte agli ORGANI RIPRODUTTIVI.
FRUTTI E SEMI preposte agli ORGANI DEL RICAMBIO.
Un esempio più recente di questa metodologia spagirica, la ritroviamo nel nostro medioevo, con i monaci benedettini che, all’interno del monastero, costruito secondo i canoni geometrici sacri, vagliavano gli individui da sanare, sia fisicamente che spiritualmente, praticando una vera e propria terapia Psicosomatica.
Essi producevano medicamenti spagirici ed alchemici nei propri laboratori, potenziandoli con la sacralità sia del luogo che delle loro tecniche, vere e proprie rituarie sacre.
Siamo di fronte ad una filosofia olistica, cioè unitaria, che vede l’Universo come un unico corpo vivente, composto da infiniti elementi interdipendenti, dei quali l’uomo è il riassunto (il luogo geometrico del sistema) che costituisce l’elemento ultimo catalizzatore di tutte le forze divine.


Da questo si può ritenere chiaramente che non è il Male o la Malattia ad esistere, ma il Malato considerato come un piccolo Universo sconnesso, mal combinato, con il quale veniamo in contatto per via sottile.
La luna è la lente di convergenza di tutte le forze cosmiche in generale e delle stelle in particolare.
Questo in Spagiria è fondamentale e la maggior parte degli operatori del settore lo ignora completamente.
La Natura, la Grande Madre, mentre toglie con una mano, si premura di dare con l’altra.


DOVE E COME RACCOGLIERE LE ERBE

Il bosco è uno fra i tanti luoghi dove possiamo trovare le nostre erbe: vale qualsiasi altra località di pianura e di collina, ma che assolutamente siano distanti, il più possibile, da ogni tipo di inquinamento magnetico (es. tralicci dell’alta tensione, antenne trasmittenti radio, radar, TV, ecc.); inquinamento chimico ed acustico.
È preferibile il bosco in quanto luogo atemporale per eccellenza, che ci permette di tornare nella dimensione ancestrale dei nostri antenati.

È con la collaborazione delle forze dellaNatura che bisogna iniziare raccogliere le erbe: con lo spirito dovuto, cominciamo col farcele amiche e chiedere il loro aiuto e consenso prima di entrare nel bosco sacro.
Al di là dell’indicazione generica di cogliere la pianta al massimo della sua potenzialità, che si ha nei primi giorni di luna crescente, dobbiamo valutare la corrispondenza di ogni singola pianta consone alla problematica psico-somatica da curare.


Fonte:
http://www.yemaya.it
varie pagine web.

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