domenica 10 aprile 2016

FUKUSHIMA, POCHI MINUTI E ANCHE I ROBOT CEDONO ALLA POTENZA DEI REATTORI




Da giorno dell'evento disastroso che ha colpito il Giappone i tecnici non si sono mai fermati per tentare di arginare questo disastro che ha minato in modo indelebile la natura di questi luoghi.
Oggi, dopo diversi anni, il nucleo rovente del reattore è ancora li a macinare il combustibile che lo tiene in vità. Numerosissimi scienziati da ogni parte del modo stanno collaborando con la Tepco per cercare di frenare e ridurre gli effetti di questo disastro. Negli ulti anni si sta provando ad inviare all'interno del reatore dei robot per togliere combustibile che lo alimenta ma tutto ciò ha provocato solo la loro "morte". Tutti i dispositivi vanno in tilt a causa dell'elevatissime radiazioni appena si avvicinano al nucleo. Secondo Greenpeace ci vorranno diversi decenni, forse secoli, perché gli effetti sulla natura e sull’uomo dell’incidente alla centrale Fukushima si azzerino. I dati purtroppo confermano che questo incidente ha ampliamente superato il disastroso incidente di Chernobyl del 86.

 



Secondo Greenpeace, la TEPCO (Tokyo Electric Power Company) ha prodotto finora più di 1,4 milioni di tonnellate di acqua radioattiva per cercare di raffreddare le centinaia di tonnellate di combustibile del reattore fuso nelle unità 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima.
Non sono stati valutati inoltre l’iniziale rilascio di elementi radioattivi in acqua durante le prime settimane dall’incidente e il continuo rilascio dalla centrale ogni giorno. La contaminazione comprende anche buona parte dei terreni circostanti all'impianto, in particolare nelle foreste e nelle montagne. La contaminazione continuerà a permanere nell’Oceano Pacifico per almeno 300 anni.
Secondo uno dei commissari adetti, Toyoshi Fuketa, saranno necessari tra i 70 – 80 anni i lavoro solo per la rimozione del combustibile fuso e potrebbero non essere ancora finiti. Toyoshi propone di rimuoverne il più possibile in tempi brevi e di seppellire il resto sotto uno spesso strato di cemento con un sarcofago simile a quello costruito a Chernobyl.
Greenpeace tramite un team di ricercatori sta studiando la contaminazione radioattiva dei sedimenti oceanici e alla foce del fiume sulla costa di Fukushima. L'indagine sottomarina è condotta da una nave di ricerca giapponese, con l’appoggio della Rainbow Warrior.

 
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