venerdì 29 aprile 2016

QUANDO SCEGLIAMO I PROPRI GENITORI

Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. E’ il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto. È lui dunque il portatore del nostro destino. Secondo Plotino (205-270 d.C.), il maggiore dei filosofi neoplatonici, noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità. Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta direttamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile, è perché ho dimenticato.
(cit. tra virgolette tratte da: “Il Codice dell’anima”, James Hillman, ed. Adelphi)

Hai mai pensato di aver scelto i tuoi genitori prima di venire al mondo? Premesso che esistono scuole di pensiero diverse nell’ambito della reincarnazione, sono molti gli studiosi e le correnti spirituali che attribuiscono questa scelta alla volontà personale. Che si tratti di scelta individuale, influenzata dalle circostanze e dai comportamenti adottati nelle vite precedenti o da altre presenze non è dato a sapersi. Ma una cosa è certa, perlomeno per chi si occupa di queste tematiche: i nostri genitori sono frutto di una scelta.

Il pensiero di James Hillman
A soffermarsi sul tema, fra i molti, lo psicoanalista James Hillman, secondo il quale a contraddistinguere la nostra vita è la ghianda che portiamo dentro, ovvero l’immagine di ciò che siamo davvero, scelta prima di venire al mondo. Ovvero il nostro destino che, rispetto a quanto si crede, è frutto di una scelta consapevole. Il concetto in realtà affonda le radici in un passato remoto, basti pensare al mito di Er de “La Repubblica” di Platone. Anche il filosofo neoplatonico Plotino condivideva la teoria, sostenendo che tutti noi scegliamo il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima. 
In tale ottica la nostra incarnazione è frutto di un destino già presente e questa scelta include, secondo Platone, sia il libero arbitrio che la necessità, le quali finiscono per coincidere.
L’idea che l’anima scelga dove e come incarnarsi ritorna in moltissime filosofie e religioni orientali, a partire dall’Induismo in cui il principio spirituale detto Jiva, che precede la forma fisica, fa la sua comparsa in questo mondo con l’individuo pur non nascendo con esso. Ovviamente la reincarnazione dello Jiva nella condizione umana non è casuale ma frutto del principio di causa effetto secondo la legge del Karma:raccogliamo ciò che abbiamo seminato. Il buon seme procura buoni frutti; quello cattivo, frutti cattivi. Ogni azione, per piccola che sia, produce effetti sul carattere.”


Le teorie di Robert Schwartz

Il famoso conferenziere Robert Schwartz, autore di “Anime coraggiose”, è uno fra i tanti sostenitori di questa teoria. Egli afferma che tutti noi programmiamo preventivamente le nostre esistenze, sfide comprese, per bilanciare il karma e conoscerci meglio: “La programmazione che facciamo prima di nascere è estesa e dettagliata. Essa include la selezione delle prove della vita ma va ben al di là di essa. Noi scegliamo i nostri genitori (ed essi scelgono noi), dove e quando incarnarci, le scuole che frequenteremo, le case in cui vivremo, la gente che incontreremo e le relazioni che stringeremo.Se qualche volta avete avuto la sensazione di conoscere già una persona appena incontrata, forse eravate nel vero. Quella persona faceva probabilmente parte della vostra programmazione prenatale. Quando un luogo, un nome, un’immagine vi sembrano stranamente familiari la prima volta che li vedete o sentite, si tratta spesso di un vago ricordo di ciò che fu discusso prima dell’incarnazione. In molte sessioni di programmazione usiamo il nome e prendiamo l’aspetto fisico che avremo dopo la nascita. Tali pratiche ci aiutano a riconoscerci l’un l’altro a livello fisico. La sensazione di dèjà vu viene spesso, giustamente, riferita a qualcosa successa in una vita passata, ma molte volte si tratta invece di ricordi delle programmazioni prenatali. Quando entriamo nella dimensione terrestre dimentichiamo tutto e prima di incarnarci sappiamo che subiremo questa amnesia auto indotta.Un dato importante è che la personalità è dotata di libero arbitrio. È dunque possibile resistere o accettare le prove della vita. La Terra è un palco sul quale la personalità realizza o devia dal copione scritto prima della nascita. Noi scegliamo come reagire se con rabbia e amarezza o con amore e compassione.  Quando riconosciamo che abbiamo programmato le prove della nostra vita la scelta diventa chiara e molto più facile“.
In tale ottica i genitori non sono altro che parte del programma scelto prima di venire al mondo. Gli schemi che ereditiamo da loro sono una sorta di allenamento il cui scopo finale è insegnarci a vivere a modo nostro. Figli e genitori, quindi, si aiuterebbero reciprocamente a superare sfide, blocchi, ostacoli che in qualche modo li legano. Il fatto di vivere situazioni familiari devastanti o poco piacevoli è solo apparentemente negativo perché in realtà si tratta di una palestra per l’anima, attraverso le cui lezioni possiamo liberarci degli schemi di cui siamo prigionieri, scoprendo i nostri autentici talenti, i punti deboli e le abilità. Spesso è nelle difficoltà che troviamo la forza per cambiare.
Fonte: yinyangtherapy.it

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