Articolo tratto da: http://leganerd.com/2014/12/04/il-viaggio-interstellare/
... continua
Il problema delle comunicazioni
Far arrivare una sonda intorno ad un’altra stella e non riceverne alcun
dato, mi sembra veramente privo di alcun significato, specialmente tenendo
conto dell’incredibile dispendio di risorse che ciò comporta, perciò si pone un
altro importante problema: le comunicazioni interstellari. Il problema si può
affrontare da differenti punti di vista.
Si possono generare potenti segnali radio, che richiedono però una grande
quantità di energia per avere un’intensità sufficiente ad essere captati dalla
Terra, a distanze comunque di molti trilioni di chilometri.
Un problema rilevante delle trasmissioni radio è che il segnale tende a
disperdersi rapidamente su distanze così grandi, diventando così difficile da
captare se non con dispositivi di enormi dimensioni.
Si potrebbe però ricorrere a segnali elettromagnetici con frequenze molto
più elevate (laser, microonde) in cui la dispersione del segnale è molto
minore, ma che richiedono un puntamento molto accurato, dovendo allineare con
precisione trasmettitore e ricevitore, cosa non proprio facile su distanze del
genere.
Un’altra soluzione, presa in considerazione nel Progetto Icarus, è quella di non utilizzare un segnale radio o laser per trasmettere le informazioni alla Terra, ma una piccola sonda.
La soluzione potrebbe apparire poco pratica (ed in parte lo è), ma al costo
di una velocità molto più bassa nelle comunicazioni, si avrebbe il vantaggio di
poter inviare una grandissima quantità di dati (alta latenza, alta larghezza di
banda).
Altra alternativa potrebbe essere quella di lasciare lungo il percorso di
viaggio una serie di ripetitori, ma ognuno di essi dovrebbe avere una propria
fonte di energia ed incrementerebbe, ancora una volta, la massa del mezzo.
Un metodo per aggirare tutti questi problemi potrebbe essere quello di
utilizzare dispositivi (tipo sonde di Von Neumann) in grado, giunti a
destinazione, di costruire autonomamente sul posto con risorse raccolte su
esopianeti, lune, asteroidi tutta la strumentazione necessaria alla
trasmissione dei dati, ma qui parliamo di tecnologie che sono veramente molto
al di là di quelle attuali e anche di quelle verosimilmente disponibili in un
prossimo futuro.
Aggiornamento:
Sembra l'Enterprise, ma è l'astronave NASA per i viaggi interstellari
Il solo pronunciare la parola "Enterprise"
è di solito più che sufficiente a far luccicare gli occhi degli appassionati di
"Star Trek", che da sempre sognano di imbarcarsi agli ordini del
capitano James Tiberius Kirk sulla nave interstellare in grado di viaggiare
nello spazio a velocità inimmaginabili. Le immagini che vedete in questo
articolo non si riferiscono però ad una nuova stagione delle celebre serie
televisiva, ma ad un progetto reale, supportato dalla NASA.
L'astronave
in questione, che è ancora al livello di concept, dovrebbe poter sfruttare la
tecnologia warp drive, ossia il motore con propulsione a curvatura che
permette all'Enterprise di viaggiare tra le stelle a velocità superiore a
quella della luce. Inutile a dirsi, stiamo parlando di concetti che al momento
sembrano lontani persino dal semplice stato sperimentale: il team di Harold
White al Johnson Space Center della NASA, responsabile della ricerca sui sistemi avanzati di propulsione, si
sta ancora muovendo nel campo della teoria.
Curvatura
spazio-temporale generata dai motori dell'Enterprise - La propulsione a
curvatura esiste infatti solamente nell'immaginazione degli sceneggiatori di
Star Trek: volendo provare a spiegare la cosa in termini semplici, i motori
dell'Enterprise sono in grado di creare una distorsione spazio-temporale
(foto a fianco) grazie alla quale lo spazio davanti all'astronave viene contratto
e quello dietro viene espanso. Per cui l'Enterprise percorre una sorta di
"scorciatoia" nello spazio.
Ovviamente
tutto questo è, letteralmente, pura fantascienza. Anche se White ed i suoi
colleghi sostengono che la propulsione a curvatura possa essere tramutata in
realtà, l'effettiva dimostrazione della sua fattibilità tecnica è ancora
piuttosto lontana.
Ma
nonostante questo, è comunque possibile dare un'occhiata a come potrebbe
essere l'astronave simil-Star Trek che dovrebbe operare in questo modo viaggiando
per lo spazio: il creatore concept 3D Mark Rademaker ha infatti spiegato ad io9 di aver collaborato con
White per creare immagini il più possibili realistiche della nuova Enterprise.
Leggi anche: Propulsione a curvatura Nasa
Conclusioni
Alcuni scienziati hanno messo in dubbio la
fattibilità o quantomeno la convenienza di un viaggio interstellare umano, ma
come abbiamo appena visto esso è teoricamente possibile, anche prendendo in
considerazione solo le tecnologie che si basano sulle leggi fisiche attualmente
conosciute.
In breve, ci sono tre livelli: K1, K2 e K3, a cui corrispondono la capacità di sfruttare rispettivamente tutta l’energia del proprio pianeta, tutta quella emessa dalla propria stella e addirittura quella dell’intera propria galassia.
La nostra civiltà è al momento ancora lontana dal raggiungere il livello 1, che è però il livello minimo che dovremo probabilmente raggiungere per sperare di realizzare una missione interstellare umana e probabilmente sarà necessario raggiungere o avvicinarsi molto al livello 2 per colonizzare sistemi stellari vicini.
Si tratta comunque di un processo graduale, a meno che inaspettati breakthrough scientifici, scoperte o invenzioni clamorose, non impartiscano un’improvvisa accelerazione alla nostra corsa alle stelle.
Probabilmente il fattore più determinante sarà la disponibilità di una sufficiente quantità di energia e la capacità di utilizzarla.
Qui possiamo far riferimento alla scala di Kardashev, il primo tentativo di classificare ipotetiche civiltà extraterrestri sulla base di quanta energia riescono ad utilizzare.In breve, ci sono tre livelli: K1, K2 e K3, a cui corrispondono la capacità di sfruttare rispettivamente tutta l’energia del proprio pianeta, tutta quella emessa dalla propria stella e addirittura quella dell’intera propria galassia.
La nostra civiltà è al momento ancora lontana dal raggiungere il livello 1, che è però il livello minimo che dovremo probabilmente raggiungere per sperare di realizzare una missione interstellare umana e probabilmente sarà necessario raggiungere o avvicinarsi molto al livello 2 per colonizzare sistemi stellari vicini.
Fondamentali saranno poi le motivazioni
dell’esplorazione spaziale futura.
Altra variabile fondamentale, non legata alla fisica, è poi quella delle
motivazioni dell’esplorazione spaziale futura, che possono essere pesantemente
influenzate da fattori più o meno imprevedibili quali grandi catastrofi
ambientali, la scoperta di qualche esopianeta abitabile (abitato?)
relativamente vicino e anche la disponibilità futura ad intraprendere missioni
di cui progettisti e creatori non vedranno mai i risultati.Si tratta comunque di un processo graduale, a meno che inaspettati breakthrough scientifici, scoperte o invenzioni clamorose, non impartiscano un’improvvisa accelerazione alla nostra corsa alle stelle.
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